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      E alla fine, in luogo d'una risposta, gli mandai a dir che sua Altezza avesse pietà d'un vecchio che dal mezzogiorno precedente fin a quell'ora non aveva mangiato né bevuto né dormito; mi mandò a dire che, se egli aveva piacere di parlar meco, per che causa ancora io non faceva il medesimo. Gli risposi che la vecchiezza, fame e fiacchezza non mi lasciavano pigliar questo piacere; replicò che se io voleva mangiare, che me ne mandaria, perché già ne aveva mandato molto alla nostra tenda. Gli dissi che io voleva andare a mangiare alla nostra tenda per riposarmi, e cosí mi diedero licenza. Ed essendo partito, mi venne dietro un paggio correndo, e mi disse che il Prete mi mandava a dimandare con grande instanza che gli dovessi dare il cappello che io aveva in capo, e che gli perdonassi se mi aveva fatto star tanto senza mangiare, e che, desinato che io avessi, mi pregava ch'io ritornassi da lui, perché egli voleva sapere altre cose da me.
      Giunto alle tende e a pena mangiato, mi venne un messo che io dovessi tornare: e cosí fu forza di andarvi, e menai meco quelli che avevano cantata la messa, e quivi cantammo una compieta meglio che sapemmo, e il Prete con le regine vi stettero sempre attentissime. Finita ch'ella fu, ordinò che si disarmasse la tenda della chiesa, perché quella notte si voleva partir per passar quelli mali passi che son posti in quelle montagne altissime, come abbiamo detto di sopra: e cosí fece, che a mezzanotte sentimmo un grandissimo strepito di cavalli e mule, e che ognuno diceva: «Il negus cammina». E immediate messi all'ordine lo seguitammo, e quando arrivammo al primo passo, ne fu forza con le lance da dietro e davanti di farne far la strada, tanta era la furia e la calca, e la gente da dietro che ne veniva adosso.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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