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      E al nostro tempo cominciarono a pigliare pur qualche modo di scrivere, e quando scrivevano sempre tenevano dinanzi le lettere di san Paulo e di san Pietro e di san Iacobo, e quelli che le studiavano erano reputati i piú dotti e i piú savii. E cominciarono prima a scriverle in lingua abissina, e poi le traducevano in arabico, e di arabico nella nostra lingua portoghese: le quali leggeva il frate che ci guidava in lingua abissina, e Pietro di Coviglian le traduceva in portoghese, e Giovanni Scolaro, scrivano dell'ambasciadore, le scriveva, e io per ordine del Prete stava a consigliare come si dovessero dalla lingua abissina, che č molto difficile e senza regula, tradur nella portoghese. E cosí fecero le lettere al re in tre lingue, abissina, arabica e portoghese, e il medesimo al capitan maggiore, ma tutte doppie, cioč due in ciascaduna lingua: e tre erano poste in un sacchetto fatto di broccato, cioč una abissina, una arabica e una portoghese, e l'altre tre in un altro simil sacchetto. Il medesimo fu fatto a quelle che andavano al capitan maggiore, di metterle in duo sacchetti di broccato, ed erano scritte in quaderni di carta pergamina.
      Alli XI di febraro 1521, il Prete mandň a chiamar l'ambasciadore e tutti noi con lui, e anco li franchi che noi ritrovammo alla corte. E stando dinanzi alla porta della sua tenda per un buono spazio, il Prete mandň alli franchi alcune pezze di panni ricchi di broccatello e di seta e tre pezze di damasco, con XXX oncie d'oro che si dividessero fra loro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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