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      Il frate camminava con Giorgio di Breu, quasi come sua guardia, e alloggiarono separati da noi.
      Il primo giorno di quaresima cominciammo il viaggio, e con noi veniva un figliuolo del cabeata, avendo da passare per le sue terre, e Abdenago capitano de' paggi, perché dapoi avevamo da passare per le sue. E alloggiati che fummo appresso una collina, e provistone per il frate di cena, l'inimico della natura ordinò una quistione, che Giovanni Gonsalvez nostro fattore venne a parole con un Giovan Fernandez, che era suo servitore, datogli per il capitan maggiore accioché l'aiutasse, e di una parola in un'altra si venne a tale che gli diede molte bastonate: pur noi li facemmo far pace, e l'ambasciadore diede favore a questo Fernandez, per il che egli lassò il fattore e si accostò all'ambasciadore. Il giorno seguente camminammo pur partiti, cioè Giorgio di Breu col frate e noi col figliuolo del cabeata, e fummo provisti di tutto quello che ne era di bisogno. Ed essendo nel regno di Angote, appresso un monastero dell'abuna Marco, avendo già passate le terre del cabeata, quasi entrando in quelle di Abdenago, Giovan Fernandez aspettò a un passo il fattore, che solo accompagnava le robbe, e gli dette con una lancia tolta dalle robbe dell'ambasciadore due ferite, cioè una in una mano e l'altra nel petto: della mano furono solamente ferite le dita; quella del petto, la ventura volse ch'ella venne a dare in una costa e non poté passar dentro. Quivi fu il rumor grande, che ognuno corse, come fu veduto ferito, e mi fecero andare a confessarlo, pensando che la ferita fusse mortale, e lo trovai mezzo morto: pur volse Iddio che si riebbe.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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