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      Giovan Fernandez, subito fatto questo, fuggí dall'ambasciadore, e tutti gridavano che fusse preso perché aveva morto il fattore, e cosí fu preso e ligato. Abdenago già era passato alle sue terre, nelle quali speravamo di andar a dormire; ma per questo travaglio noi restammo sopra un fiume, che allora aveva poca acqua, ma nel tempo dell'invernata, con li nembi, mostrava di farsi molto grande e furioso. Quivi dormimmo, faccendosi la guardia al detto Fernandez, che gli avevano legate le mani di dietro: pur, non so come si fusse, costui ebbe mezzo di fuggirsene e andò da Giorgio di Breu, che era alloggiato piú a basso del detto fiume. Subito l'ambasciadore cominciò a dubitare di qualche travaglio del detto Breu, e camminavamo il giorno dietro molto lontani una compagnia dall'altra, fin che arrivammo a Manadeli, luogo del regno di Tigremahon.
     
     
      Di quello che ne avvenne in Manadeli con li Mori.
      Cap. CVI.
     
      Giunti in questo luogo de Manadeli, che è tutto abitato da Mori, pacifici tributarii del Prete, ce n'andammo sopra alcune bellissime fontane che passavano sotto l'ombra di grandissimi arbori, perché questi che ci conducevano non sanno ciò che sia ombra né acque, se non di mettersi sempre in luoghi alti, dove dia il sole e il vento. Abdenago andò ad alloggiare sopra una collina con la sua tenda. Dipoi alcuni de' nostri tornarono a questo luogo a comperare alcune cose, e uno Stefano Pagliarte, secondo che pare, venne alle mani con un Moro, il qual gli levò via due denti; e a questo rumore essendo corsi delli nostri, a uno d'essi ruppero la testa con una pietra.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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