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      Essendo già il mese di luglio, inteso che ebbe il Prete che i Portoghesi non erano venuti, ordinò al suo ambasciadore e a un signore d'Abugana che si chiama Abive arraz, che insieme con noi dovessero venire a queste signorie per fornirsi di vittovaglie, e perché già erano state fatte le ricolte, ordinò che ne fussero date 500 cariche di grano, cento vacche e cento castroni, e che Zagazabo suo ambasciadore ne desse il mele per far il vino. Noi stemmo in gran dubio se noi dovevamo andarvi o no, perché noi ci allontanavamo molto dal mare; nondimeno vi andammo e, ricevute le robbe, ce ne ritornammo a Barua a mezzo gennaio.
     
     
      Come venne l'armata de' Portoghesi per noi, della quale era capitano don Ettore di Silviera.
      Cap. CXL.
     
      Stando noi nel luogo di Barua insieme con tutti i franchi sopra detti, e avendo mandati duo uomini verso il mare per portarne la nova della gionta dell'armata de' Portoghesi, il sabbato di Pasqua della Resurrezione, che fu il primo d'aprile 1526, ritornarono detti uomini tutti disperati e mezzi morti, dicendo come non vi era venuto armata alcuna de' Portoghesi, li quali erano stati rotti nell'India e sbarattati, e che le fortezze d'India erano perdute, e che questa nuova avevano saputa da alcuni Mori di tre navi arrivate all'isola di Mazua molto cariche di mercanzie, le quali con gran festa di suoni e d'artigliarie erano dismontate sopra la detta isola; e detti Mori affermavano questa cosa per causa d'una galea portoghese che era stata presa appresso al Diu, in un porto del re di Cambaia: udita che avemmo questa nova, restammo tutti morti di dolore.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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