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      Li vasi di murrina erano d'una pietra notabile e quasi preziosa che si trovava solamente nell'Oriente, in alcuni luoghi della Partia e della Carmania, e si pensa ch'ella fosse d'uno umor conglobato e rappreso insieme sotto terra per il caldo, come è il cristallo congelato per il freddo: e le pietre rozze e grezze che di là si recavano non erano maggiori d'alcune piccole tavolette sottili, da poterle accommodare a far vasi da bevere, e piú presto liscie e polite che trasparenti. La varietà di colori ch'erano in quelle le faceva stimare e avere in gran pregio, perché in dette pietre si vedevano certe vene macchiate che ondeggiavano per quelle, di color pavonazzo e bianco, e in alcune quello pavonazzo era affocato e rosso, e quel bianco come latte, e quell'erano lodate nelle quali dette vene piú s'assomigliavano alla varietà di colori che mostra l'arco celeste doppo la pioggia. Di queste murrine ne facevano vasi da bere, e valevano gran somma di danari fuor d'ogni credenza; con che nome si chiamino a' nostri tempi lo dichino quelli che si dilettano di tal cognizione. L'oricalco, cioè rame di monte, era d'una sorte ch'era bianco naturalmente, di grandissimo pregio, il quale per insino al tempo della guerra troiana si chiamava cosí; e si legge che appresso di Romani tal oricalco si trovava di diverse finezze, al tempo de' quali par che si perdesse la vena di tal metallo, che in diverse provincie si cavava. E perché in quei tempi non era l'arte che è al presente di partire l'oro dall'argento e rame, e questo metallo teneva in sé dell'oro e dell'argento, però era molto stimato e tenuto caro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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