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      Questi sono malvoluti dalle donne, perché il piú delle volte menano seco schiavi gioveni eunuchi con li quali dormono; e questi tutti hanno giardini e possessioni, alle quali vanno a solazzo alcuni mesi dell'anno.
     
     
      La città di Ormuz.
     
      Questa città è (come si è detto) molto ricca e abbondante di tutte le cose da vivere, nondimeno il tutto vi è carissimo, perciò bisogna condurlo per mare dalli luoghi dell'Arabia e Persia. Nell'isola non nasce cosa alcuna, eccetto il sale, della quale gli abitatori si possino servire; non hanno acqua da bevere, ma giorno per giorno vanno con barche a pigliarla in terra ferma e altri luoghi circonvicini. E pur con tutto questo si veggono sempre le piazze ripiene e abondanti di vettovaglie, le quali si vendono a peso e con bonissimo ordine e tassa; e se alcuno ingannasse nel peso o vero uscisse della tassa, vien castigato. Vendonsi le carni lesse e arroste similmente a peso, e cosí tutte le altre vivande, tanto bene ordinate, acconcie e nette, che molti per mangiar di quelle della piazza non fanno cucinare nelle lor case.
      Nella città fa residenza il lor re, il quale ha molti belli palazzi e fortezze per sue abitazioni, e quivi tiene il suo tesoro e la sua corte, della quale elegge li governatori e officiali di tutti i suoi regni e signorie. È ben vero che quelli del suo consiglio son soli che fanno il tutto, che lui non s'impaccia di cosa alcuna se non di darsi piacere e buon tempo, né anco saria in sua libertà di poterlo fare, perché se volesse governare a suo modo e fare quel che gli piacesse, come usano gli altri re, gli sarebbono subito cavati gli occhi e messo in una casa con la moglie, dove li sogliono mantenere miserabilmente, e alzare per re uno del suo lignaggio, o suo figliuolo o altro piú propinquo, acciò che in suo nome il regno si governasse pacificamente.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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