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      Ogni mercanzia che ritorni a Bengala ha da pagare di otto tre: è un dazio cosí disordinato perciò che le mercanzie vagliono tanto nel paese, e il ritratto che si fa è in cosa di tanta valuta e di cosí poco volume, che viene affermato che d'uno si guadagnano tre e quattro. Si partano da Malaca nel principio d'agosto, e in trenta giorni sono in Bengala, dove spacciano le lor robbe; e tornano a partire nel principio di febraro, e mettono altrotanto tempo fino in Malaca. Quando vogliono dire villania a qualche uomo in Malaca, lo chiamano di Bengala: sono grandi traditori e molto ingegnosi, e vi è gran numero di loro in Malaca, cosí uomini come donne; sono artefici, pescatori, sartori il piú di loro, e alcuni che lavorano, ma mal volentieri.
      In Bengala vale piú l'oro la sesta parte che in Malaca; l'argento è miglior mercato che in Malaca la quinta parte, e alle volte la quarta parte. La moneta d'argento si chiama tamcat: pesa mezzo tael, che sono quasi sei ottave. Vale questa moneta in Malaca 20 calais; vale in Bengala 7 cahu: ciascuno chau vale 16 pou, ciascuno pou vale 80 buzios, cioè porcellette, di sorte che ciascuno cahu vale 1280 porcellette. Vale ciascuno tamcat 8970 porcellette o buzios, e un calaim è 458, che è il prezzo per il quale danno una gallina buona: e per questo si potrà sapere quello che potranno comprare per quelle. Chiamansi li buzios in Bengala curi; questi buzios corrono per moneta in Orixa e in tutto il regno di Bengala, e in Araquam e in Martabane e per tutto il regno di Pegu.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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