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      E dicesi che nella sopradetta isola di Taprobana gli uomini anco essi sono molto crudeli e di pessimi costumi, e communemente hanno l'orecchie molto grandi, cosí gli uomini come le donne, nelle quali portano attaccate pietre preziose, infilzate con fila d'oro. Le lor vesti sono di tela di lino, di bambagio o di seta, lunghe sin al ginocchio; gli uomini pigliano quante donne lor piacciono. Le lor case sono molto basse, per difendersi dall'eccessivo ardor del sole. Sono tutti idolatri.
      In questa isola nasce il pepe molto maggior dell'altro, e cosí lungo, e la canfora e l'oro in grande abbondanza. L'arbore che produce il pepe è simile a quel dell'edera; i granelli sono verdi a simiglianza di quelli del ginepro, sopra i quali spargendo della cenere li seccano al sole. Nasce ancora in questa isola un frutto ch'essi dimandano duriano, ch'è verde e di grandezza d'una anguria, in mezzo del quale, aprendolo, si trovano cinque frutti, come sarian melarancie, ma un poco piú lunghi, d'eccellente sapore, che nel mangiare pare un butiro rappreso.
     
     
      I Taprobani mangiano carne umana, e le teste usano in luogo di monete e per contrattar mercanzie.
     
      In una parte della sopradetta isola, che chiamano Batech, gli abitatori mangiano carne umana, e stanno in continua guerra con i loro vicini. E gli fu detto che serbano le teste umane per un tesoro perché, preso che hanno l'inimico, gli levano la testa, e mangiata che hanno la carne, adoperano la crepa over osso per moneta, e quando vogliono comprare alcuna mercanzia, danno due o tre teste all'incontro d'essa mercanzia secondo il suo valore: e colui che ha piú teste in casa, vien riputato per il piú ricco.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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