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      Dicesi ancora che in altre parti gli dimesticano in questo modo, che fanno entrare gli elefanti in una valle piccola serrata a torno e separano i maschi dalle femine, e i maschi vi restano e non gli danno da mangiare, e in capo di tre giorni gli cavano di lí e menangli in altri luoghi stretti e asperi, fatti a posta per dimesticarli: e li re comprano questi per servirsene. Li dimestici si mantengono con riso e butiro e anco con erba, e i selvatici di rami d'arbori e di erbe che trovano; e li dimestici sono governati da un uomo solo, il quale gli circonda il capo con un ferro solamente, e ha tanto intelletto questo animale che, ritrovandosi in qualche battaglia, di tutte le frecce o altre armi che gli vengono lanciate riceve i colpi con la pianta del piede, acciò non sieno offesi quelli che ei porta adosso. Il re di questa provincia cavalca un elefante bianco, che ha attaccato al collo una catena d'oro ornata di pietre preziose, che arriva insin ai piedi.
      Gli uomini di questa terra si contentano d'una sola donna, e tutti, cosí uomini come donne, si pungono le carni con stili di ferro, e in quelle punture vi mettono colori che piú non si possono cancellare, e cosí restano sempre dipinti. Tutti adorano gl'idoli, nondimeno, quando si levano la mattina da dormire, si voltano verso l'oriente e con le mani giunte dicono: «Dio in Trinità nella sua legge ci voglia difendere».
     
     
      D'un arbore su le foglie del quale s'usa di scrivere in luogo di carta, e del frutto che fa.
     
      In questa terra è una sorte di pomo come una melarancia, pieno di succo, ma piú dolce.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





Trinità