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      Ha veduto in questa terra un arbore chiamato cachi overo ciccara, che a piè del tronco fa un frutto simile a quel del pino, ma è sí smisurato ch'un uomo solo ha che fare assai a portarne uno. La scorza è verde e un poco dura, pur premendola col dito si rompe, e ha dentro 250 o 300 pomi che sono come fichi e cosí dolci, i quali sono divisi l'un dall'altro con una teletta, che hanno poi dentro un altro frutto ventoso, di sapore e di durezza come la castagna, a modo della quale elle si cuocono, e cosí quando son poste nelle bragie, e che non si castrino prima, crepano e saltano fuor del fuoco. Le scorze d'esse si danno a mangiare ai buoi; questo frutto di dentro non ha scorza. La radice di questo arbore alcuna volta produce il frutto sotto terra, il quale è migliore e piú saporito dell'altro: e di questi se ne fanno presenti ai re e gran signori. L'arbore è simile a quel d'un gran fico, e ha la foglia divisa come quella della palma; il legno s'assomiglia al busso, e l'adoprano in molte cose, e per questo è in gran reputazione. Ancora si trova un altro frutto che si domanda amba, molto verde, simile alla noce, maggior però del persico: la sua scorza è amara, ma quel di dentro ha sapor di mele, e prima che si maturi lo mettono nell'acqua, e lo condiscono come noi altri le olive verdi.
     
     
      Della città di Cochin, posta sulla bocca del fiume Solchan, sulla riva del quale si veggono di notte pesci di forma umana.
     
      Lasciato da Nicolò la città di Coloum, in tre giorni arrivò alla città di Cochin, che circonda cinque miglia ed è posta sulla bocca del fiume Colchan, dal quale prende il nome.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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