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      In questo luogo ne fu necessario star sei mesi continui, aspettando tempo atto per partirne. Il qual venuto, e allargati con la nave per andare al nostro viaggio, la disaventura mia, non contenta delle disgrazie sopra narrate, ma volendo al tutto mettermi sotto i piedi, permesse che in capo di otto giorni venne tanta fortuna di mare e pioggia, la qual durò cinque giorni continui, che la nave, ch'era senza coperta, fu tutta ripiena di acqua, di sorte che non vi era rimedio di gittarla fuori, per la qual cosa se ne andò al fondo, e chi seppe notare si salvò e gli altri si annegorono. Il Signore Iddio volse che mi attaccai sopra un pezzo di legno grosso, col quale andai errando per mare dalla mattina fino a ora di vespro, nella qual ora, cosí piacendo alla misericordia divina, tre navi ch'eran partite di nostra compagnia ed erano andate avanti per cinque miglia, conoscendo la nostra disgrazia mandaron subito le lor barche, le quali arrivate levaron gli uomini che trovaron restati vivi, fra i quali fui uno, e ne partiron fra esse come lor parve: e cosí io andai con una di dette navi a Cambaia, il signor della quale è macomettano, ed è gran signore. Di questo luogo si tragge la lacca e l'endego.
      Quivi trovai alcuni mercatanti mori di Alessandria e Damasco, dai quali fui aiutato di danari per le mie spese. Dapoi mi acconciai con un mercante seriffo di Damasco, e stetti a' suoi servizii un mese, e andai fino in Ormuz con alcune sue robbe, al qual luogo stetti in viaggio per mare da sessanta giorni: dove, pagati tutti li dritti delle sue mercanzie che io portava, e lassatele ad un suo fattore, mi volsi partire.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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