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      Dapoi cominciarono a scoprire or una or un'altra, per modo che pareva loro esser arrivati nell'arcipelago. Discesero nell'isola Ivuagana, la qual trovarono disabitata; da quel luogo partendosi, se n'andarono ad un'altra minor isola, dove viddero due canoe d'Indiani (canoe dico, perché cosí si soglion chiamar dagl'Indiani questa sorte di navi picciole, le quali sono cavate e tagliate d'un sol tronco d'albero, e al piú tengono una over due persone). Con movimenti e con cenni, come fanno li muti con li muti, addimandarono a quelli Indiani il nome delle isole, e donde potrian fornirsi di vettovaglia, della quale avevano gran carestia. Intesero che quella dove erano stati si addomandava Ivuagana e dove erano allora Acaca, ma tutte due esser disabitate; e che non troppo discosto di lí era una isola detta Selana, la qual quasi col dito mostravano, e che quella era abitata, e vi si poteva trovar tutto quello che si ricerca al vivere umano.
      I nostri, essendo in Acaca rinfrescati, se n'andorono di lungo a Selana, dove gli sopragiunse un cattivo tempo, per modo tal che, non potendosi le navi accostare a l'isola, furono ributtati ad un'altra isola detta Messana, nella qual dimora il re di tre isole; e da quella andarono a Zubut. Questa è una isola molto eccellente e grande, col signore della quale avendo contratta pace e amicizia, subito dismontarono in terra per celebrar l'officio divino secondo l'usanza de' cristiani, perché quel dí era la festa della Resurrezione del nostro Signore: e fecero sul lito a modo di una chiesetta colle vele delle navi e co' rami degli arbori, nella quale dirizzarono uno altare, e celebrarono come si suol fare in tal giorno.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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