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      Altre fiate li detti canibali mangiarono un capitano spagnuolo, detto Giovanni Solisio, con sessanta compagni, i quali andavano a discoprir la terra come noi.
      Scorrendo dietro la costa della terra verso il polo antartico, arrivammo ove erano due isole piene di oche e lupi marini, i quali vivono in mare: ed erano in tanto numero che in una ora si saria potuto empire le cinque navi di oche, le quali son tutte nere e non volano. Vivon di pesce, e sono cosí grasse che ci fu di bisogno scorticarle, e non hanno penna alcuna, e hanno il becco come il corvo. Li lupi marini sono di diversi colori, e grandi come un vitello; la testa pareva indorata, le orecchie piccole, ritonde, denti grandi. Hanno solamente duoi piedi appiccati al corpo, che somigliano due mani con unghie piccole; sono feroci e vivono di pesci. Avemmo gran fortuna, ma subito che apparvero sopra le gabbie delle navi li tre fuochi, che si chiamano santa Elena, san Nicolò e santa Chiara, subito la furia del vento cessò.
      Partiti di lí, arrivammo a 49 gradi e mezzo sotto l'antartico, che essendo la vernata, ci fu necessario dimorar in quel luogo duoi mesi, che mai non vedemmo persona, se non per aventura un giorno un uomo di statura di gigante venne al porto ballando e cantando, e poi pareva che si buttasse polvere sopra la testa. Il capitano mandò uno de' nostri con la barca sopra il lito, il qual facesse il simile in segno di pace. Il che veduto dal gigante si assicurò, e venne con l'uomo del capitano alla presenza di quello, sopra una piccola isola, e quando fu in sua presenza si maravigliò forte, e faceva segno con un dito alzato, volendo dir che li nostri venissero dal cielo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





Giovanni Solisio Elena Nicolò Chiara