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      Ad alcuni crebbero le gengive tanto sopra li denti che, non potendo masticare, se ne morivan miserabilmente: e per tal cagione morirono dicennove uomini e il gigante, insieme con uno Indiano della terra del Bressil, e venticinque o trenta furono tanto ammalati che non si potevano aiutar delle mani né delle braccia; pochi però furono quelli che non avessero qualche malattia. E in questi tre mesi e venti giorni fecero quattromila leghe in un golfo per questo mar Pacifico, il qual ben si può chiamar Pacifico, perché in tutto questo tempo senza veder mai terra alcuna, non ebbero né fortuna di vento né di altra tempesta, e non iscopersero se non due piccole isole disabitate, ove non viddero altro che uccelli e arbori: e per questo le chiamarono isole Infortunate, le quali sono lontane l'una dall'altra circa ducento leghe, appresso li liti delle quali è grandissimo fondo di mare, e vi si veggono assai pesci tiburoni. La prima di dette isole è lontana dall'equinoziale verso il polo antartico gradi quindici, l'altra nove. Il navigar nostro era che ogni giorno si faceva da cinquanta, sessanta in settanta leghe, e se Iddio per sua misericordia non ne avesse dato buon tempo, era necessario che in questo cosí gran mare tutti morissemo di fame, e puossi creder per certo che mai piú simil viaggio sia per farsi.
      Dopo lo stretto over capo delle Undecimila Vergini del mar Oceano, e l'opposito che è il capo Desiderato, andando verso l'altro mare, non si trova altro, e hanno questi duoi capi il polo antartico elevato circa cinquantaduoi gradi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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