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      Le quali come viddero abbruciare, tanto piú s'incrudelirono, e subito ammazzarono duoi delli nostri, e da vinti in trenta fecero saltare nel fuoco, e vennero con tanta furia e con tanto impeto e numero di genti adosso alli nostri, che li fecero voltare: e in questa zuffa fu passata la gamba destra al capitan generale con una saetta venenata, per la qual cosa lui comandò che li nostri si ritirassero pianamente, e gl'inimici li seguitavano. Restarono col capitano da sei in otto delli nostri, della qual cosa accortisi gl'inimici, vedendolo quasi abbandonato, non facevan altro che tirargli alle gambe, le quali gli vedevano esser disarmate: e gli furon tirate tante lanciate, dardi e pietre, che non poteva resistere e l'arteglieria che era nelle barche non poteva aiutar li nostri, perché era troppo lontana. Finalmente li nostri vennero fino alla riva, sempre ritirandosi e combattendo, e poi entrarono nell'acqua fino alle ginocchia; e gli inimici, sempre seguitandoli, ripigliavano le lancie de' nostri e le tornavano a lanciare di nuovo. Poi si voltarono tutti verso dove era il capitano, al qual due volte per forza di lanciate batterono di testa la celata: ma lui, come valente cavalier, si restringeva sempre co' suoi che gli erano restati in compagnia. E sopra di questo combatterono piú d'un'ora, che mai per vergogna si volse ritirare; ma alla fine un Indiano gli tirò d'una lancia di canna nel volto, la qual lo passò da un canto all'altro, che lo fece cader morto. La qual cosa veduta per li suoi, meglio che poterono se n'andarono alla volta dove erano le barche, ma sempre seguitati dagl'inimici, che non facevano altro che tirar dardi e lancie, di sorte che ammazzarono un Indiano ch'era lor guida, e ne feriron molti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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