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      Gli mandò ancora duoi uccelli morti bellissimi: questi sono della grandezza d'una tortola, la testa piccola col becco lungo, e lunghe le gambe un palmo e sottili; non hanno alie, ma in luogo di quelle penne lunghe di diversi colori; la coda com'è quella della tortola. Tutte l'altre penne sono d'un colore, come tane over rovano, eccetto quelle che sono delle alie; ma non vola se non quando è vento. Hanno oppenione questi Mori che questo uccello venga dal paradiso terrestre, e chiamanlo manucodiata, cioè uccello di Dio. Il re di Bacchian è d'età di circa settant'anni.
      Un giorno il re di Tidore mandò a dir alli nostri che stavan nella casa della mercanzia che di notte non si partissero di casa, perché sono alcuni de' suoi i quali vanno di notte, e non par che faccino male alcuno, ma, come truovano alcun forestiero, gli toccano le mani con un unguento, e subito questi che sono stati tocchi con tal unguento si ammalano, e in tre o quattro giorni muoiono. Intesero anche d'una nuova superstizione che usano questi popoli, che, come fanno una casa di nuovo, avanti che vi vadino ad abitar dentro, vi fanno gran fuochi all'intorno, e conviti di tutti i lor amici; poi appiccano sotto il tetto della casa un poco di qualunque cosa che si truova nell'isola, accioché mai tale cose non possino mancare agli abitanti in quella. In questa isola si truova gengevo, e mangiasi verde come se fusse pane, per non esser cosí forte verde come secco. Il gengevo non è arbore, ma è una pianta piccola, e cresce fuor della terra con certi rami lunghi un palmo, come sariano quelli della canna, con foglie simili, ma piú strette e piú corte, le quali non sono buone a cosa alcuna, ma sola la radice è buona, che è il gengevo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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