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      La terra che giace fra questi duoi fiumi fa un notabile promontorio, che li nostri chiamano Capo Verde e Ptolomeo Arsinario, e ancor che egli lo mette in latitudine di gradi 10 e mezzo, pur per noi è stato verificato esser in quattordici e un terzo secondo la sua figura; e le isole che all'occidente gli stanno opposite, le quali per nome generale noi chiamiamo del Capo Verde, e da lui Esperide, e non possono esser altre. E similmente, per restar fra duoi notabili fiumi che lui chiama Darando, che è Canagà, e Stachiris, Gambea, li quali nella intrata del mare quasi imitano la verità, come noi al presente abbiamo, però nel descriver il corso di ciascheduno di essi prese errore, percioché li dà il nascimento molto vicino, e loro vengono dalli fonti che sopra abbiamo detto, alli quali Ptolomeo non dà uscita, come mostra la tavola. Generalmente la terra che giace fra loro stendendosi verso l'oriente fino a 150 leghe si chiama Ialofo, e li suoi popoli Ialofi, ancora che in sé comprendino assai piú generazioni di quelle che Ptolomeo terminò dentro delle correntie di Darando e Stachio. La terra in sé è grassa e molto fertile nel produr di tutte le cose, e cosí soda, massimamente quella che lassano bagnata questi duoi fiumi nel tempo delle loro inondazioni il verno, che quando vien la estate con la forza del sole fa tal apertura che si potria in quella sepelirvi un cavallo.
      E per crear li migli di mazzocca che noi chiamiamo zaburro , che è il commun cibo di quelli popoli, acciò che 'l possa nascere, dapoi asciutto il fango o pantano che lassò il corso dell'acque, buttano la semenza senza piú arare e con un poco di sabbion di sopra la coprono, percioché, se la fosse coperta con la terra, faria una codega di sopra tanto dura per la calidità del sole, che la strengeria con la molta umidità di sotto, che non la lassaria germogliare: il qual impedimento non li può far il sabbione, ma per farla nascer basta la belletta della terra, che ha di sotto molto umida per l'acque passate, e le grandi rugiade della notte che trapassano il sabbione.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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