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      Divulgata che fu questa cosa per Venezia, subito tutta la città, sí de' nobili come de' populari, corse a casa loro ad abbracciargli e fare tutte quelle maggiori carezze e dimostrazioni d'amorevolezza e riverenzia che si potessero imaginare: e messer Maffio, ch'era il piú vecchio, onorarono d'un magistrato che nella città in que' tempi era di molta auttorità. E tutta la gioventú ogni giorno andava continuamente a visitare e trattenere messer Marco, ch'era umanissimo e graziosissimo, e gli dimandavano delle cose del Cataio e del Cane; il quale rispondeva con tanta benignità e cortesia che tutti gli restavano in uno certo modo obligati. E perché nel continuo raccontare ch'egli faceva piú e piú volte della grandezza del gran Cane, dicendo l'entrate di quello esser da 10 in 15 millioni d'oro, e cosí di molt'altre ricchezze di quelli paesi, riferiva tutte a millioni, lo cognominarono messer Marco Millioni, che cosí ancora ne' libri publici di questa Republica, dove si fa menzion di lui, ho veduto notato; e la corte della sua casa a S. Giovan Crisostomo, da quel tempo in qua, è ancora volgarmente chiamata del Millioni.
      Non molti mesi dapoi che furono giunti a Venezia, sendo venuta nuova come Lampa Doria, capitano dell'armata de' Genovesi, era venuto con settanta galee fino all'isola di Curzola, e d'ordine del principe dell'illustrissima Signoria fatte che furono armate 90 galee con ogni prestezza nella città, fu fatto per il suo valore governatore d'una messer Marco Polo; il quale insieme con l'altre, essendo capitan generale il clarissimo messer Andrea Dandolo procuratore di S. Marco, cognominato il Calvo, molto forte e valoroso gentiluomo, andò a trovar l'armata genovese; con la qual combattendo il giorno di nostra Donna di settembre, ed essendo rotta (come è commune la sorte del combattere) la nostra armata, fu preso, perciò che, avendosi voluto mettere avanti con la sua galea nella prima banda ad investir l'armata nimica, e valorosamente e con grande animo combattendo per la patria e per la salute de' suoi, non seguitato dagli altri, rimase ferito e prigione col Dandolo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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