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      E incontinente posto in ferri, fu mandato a Genova, dove, inteso delle sue rare qualità e del maraviglioso viaggio ch'egli avea fatto, concorse tutta la città per vederlo e per parlargli, non avendolo in luogo di prigione, ma come carissimo amico e molto onorato gentiluomo. E gli facevano tanto onore e carezze, che non era mai ora del giorno che dai piú nobili gentiluomini di quella città non fusse visitato, e presentato d'ogni cosa nel vivere necessaria.
      Or trovandosi in questo stato messer Marco, e vedendo il gran desiderio ch'ognun avea d'intendere le cose del paese del Cataio e del gran Cane, essendo astretto ogni giorno di tornar a riferire con molta fatica, fu consigliato che le dovesse mettere in scrittura: per il qual effetto, tenuto modo che fusse scritto qui a Venezia a suo padre, che dovesse mandargli le sue scritture e memoriali che avea portati seco, e quelli avuti, col mezzo d'un gentiluomo genovese molto suo amico, che si dilettava grandemente di saper le cose del mondo e ogni giorno andava a star seco in prigione per molte ore, scrisse per gratificarlo il presente libro in lingua latina, sí come accostumano li Genovesi in maggior parte fino oggi di scrivere le loro facende, non possendo con la penna esprimere la loro pronuncia naturale. Quindi avenne che 'l detto libro fu dato fuori la prima volta da messer Marco in latino, del quale fatte che furono poi molte copie, e tradotto nella lingua nostra volgare, tutta Italia in pochi mesi ne fu ripiena, tanto desiderata e aspettata da tutti era questa istoria.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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