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      La città di Campion è abitata da popoli che sono idolatri, soggetta alla signoria de Daimir Can, grande imperatore de' Tartari; la qual città è posta in una fertilissima pianura tutta coltivata e abbondante d'ogni sorte di vivere. Vanno vestiti quei popoli di tele di bombagio di color negro, l'inverno fodrate di pelle di lupi e di castroni li poveri, e li ricchi di zibellini e martori di gran prezzo; portano le berrette nere, aguzze come un pane di zucchero. Gl'uomini sono piú tosto piccioli che grandi; usano di portare barba come noi, e massime certo tempo dell'anno. Le fabriche delle lor case son fatte al modo nostro, di pietre cotte e di pietre vive, con due e tre solari, quali sono soffittati e dipinti di pittura di varii e diversi colori e di figure; vi sono anco infiniti pittori, e vi è una contrada dove non abita altri che pittori. I signori per pompa e magnificenza fanno fare un solare grande, sopra il quale vi fanno dirizzare duoi padiglioni di seta, riccamati d'oro e d'argento e con molte perle e gioie, dove stanno loro e gli amici suoi, e lo fanno portare da 40 in 50 schiavi, e cosí vanno per la città a sollazzo; i gentiluomini vanno sopra un solaro scoperto semplicemente portato da 4 over 6 uomini, senza altro ornamento.
      I tempii loro sono fatti al modo delle nostre chiese, con le colonne per lungo, e ve ne sono de cosí grandi che vi sarebbono capaci di quattro o cinquemila persone; e vi sono ancora due statue, cioè d'un uomo e d'una donna, lunghe 40 piedi l'una, distese per terra, tutte dorate, e sono tutte d'un pezzo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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