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      Ma non è vero che siano stati Tartari, perché a quel tempo non erano, anzi fu una gente chiamata Cumani, e di altre generazioni e sorti.
      Sono ancora in detta provincia molte città e castelli, le quali abondano di seta e di tutte le cose necessarie; quivi si lavorano panni di seta e di oro, e vi sono astori nobilissimi, che si chiamano avigi. Gli abitatori di questa regione vivono di mercanzie e delle sue fatiche. Per tutta la provincia sono monti e passi forti e stretti, di modo che li Tartari non gli hanno mai potuto dominare del tutto. Qui è un monasterio intitolato di San Lunardo di monachi, dove vien detto esser questo miracolo, che essendo la chiesa sopra un lago salso che circonda da quattro giornate di camino, in quello per tutto l'anno non appareno pesci, salvo dal primo giorno di quaresima fino alla vigilia di Pasqua della resurrezione del Signore, che ve n'è abondanzia grandissima; e fatt'il giorno di Pasqua, piú non appariscono. E chiamasi il lago Geluchalat.
      In questo mare di Abaccú mettono capo Herdil, Geichon e Cur, Araz e molti altri grandissimi fiumi; è circondato da monti, e novamente i mercatanti genovesi han cominciato a navigare per quello, e di qui si porta la seta detta ghellie. In questa provincia è una bella città detta Tiflis, circa la quale sono molti castelli e borghi, e in quella abitano cristiani, armeni, giorgiani e alcuni saraceni e giudei, ma pochi. Qui si lavorano panni di seta e di molte altre e diverse sorti; gli uomini vivono dell'arte loro, e sono soggetti al gran re de' Tartari.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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