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      E cosí un giorno, per essere mal guidati, non potendo arrivar al luogo designato per la sopravenente notte, si riposarono in un bosco non molto lontano da Ormus; e la mattina, volendosi partire, il detto vento gl'assaltò e soffocò tutti, di modo che non si trovò alcuno che portasse la nuova al lor signore. Questo sapendo gli uomini d'Ormus, acciò che que' corpi morti non infettassero l'aere, andorno per sepelirgli, e pigliandogli per le braccie per porgli nelle fosse, erano cosí cotti pel grandissimo calore che le braccia si lasciavano dal busto, per il che fu di bisogno far le fosse appresso alli corpi e gettargli in quelle.
     
      Delle sorti delle navi d'Ormus; e della stagione nella qual nascono i frutti loro,
      e del viver e costumi degli abitanti.
      Cap. 16.
     
      Le navi d'Ormus sono pessime e pericolose, onde li mercanti e altri spesse volte in quelle pericolano: e la causa è questa, perché non si ficcano con chiodi, per esser il legno col quale si fabricano duro e di materia fragile a modo di vaso di terra, e subito che si ficca il chiodo si ribatte in se medesimo e quasi si rompe; ma le tavole si forano con trivelle di ferro piú leggiermente che possono nelle estremità, e dopo vi si mettono alcune chiavi di legno con le quali si serrano, dopo le legano overo cuciono con un filo grosso che si cava di sopra il scorzo delle noci d'India. Le quali sono grandi, e sopra vi sono fili come sete di cavalli, li quali, posti in acqua, com'è putrefatta la sostanza rimangono mondi, e se ne fanno corde con le quali legano le navi, e durano longamente in acqua; alle qual navi non si pone pece per difesa della putrefazione, ma s'ungono con olio fatto di grasso di pesci, e calcasi la stoppa.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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