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      Del bellissimo palagio del gran Can nella città di Xandú; e della mandria di cavalli e cavalle bianche, del latte de' quali fanno ogn'anno sacrificio; e delle cose maravigliose che li loro astrologhi fanno far quando vien mal tempo, e anco della sala del gran Can, e delli sacrificii che li detti fanno; e di due sorti di religiosi, cioè poveri, e de' costumi e vita loro.
      Cap. 55.
     
      Quando si parte da questa città di sopra nominata, andando tre giornate per greco si truova una città nominata Xandú, la qual edificò il gran Can che al presente regna, detto Cublai Can; e quivi fece fare un palagio di maravigliosa bellezza e artificio, fabricato di pietre di marmo e d'altre belle pietre, qual con un capo confina in mezo della città e con l'altro col muro di quella. Dalla qual parte, a riscontro del palagio, un altro muro ferma un capo da una parte del palagio nel muro della città, e l'altro dall'altra parte circuisce, e include ben sedici miglia di pianura, talmente ch'entrare in quel circuito non si può se non partendosi dal palagio. In questo circuito e serraglia sono prati bellissimi e fonti e molti fiumi, e ivi sono animali d'ogni sorte, come cervi, daini, caprioli, quali vi fece portar il gran Can per pascere i suoi falconi e girifalchi, ch'egli tiene in muda in questo luogo, i quali girifalchi sono piú di dugento: ed esso medesimo va sempre a vederli in muda, al manco una volta la settimana. E molte volte, cavalcando per questi prati circondati di mura, fa portar un leopardo, overo piú, sopra le groppe de' cavalli, e quando vuole lo lascia andare, e subito prende un cervo o vero capriolo o daini, li quali fa dare ai suoi falconi e girifalchi: e questo fa egli per suo solazzo e piacere.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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