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      Tirate che ebbero le saette, vennero alle mani con le lancie e spade e con le mazze ferrate, e fu tanta la moltitudine degli uomini, e sopra tutto di cavalli, che restorno morti uno sopra l'altro, che una parte non poteva trapassare ov'era l'altra, e la fortuna stette indeterminata per longhissimo spazio di tempo dove l'avesse a dar la vittoria di questo conflitto, qual durò dalla mattina sino a mezogiorno, perché la benevolenza delle genti di Naiam verso il lor signore, ch'era liberalissimo, ne fu causa, conciosiacosaché ostinatamente per amor suo volevano piú tosto morire che voltar le spalle. Pur alla fine, vedendosi Naiam circondato dall'esercito nemico, si mise in fuga, ma subito fu preso e condotto alla presenzia di Cublai, qual ordinò ch'ei fosse fatto morire cucito fra due tapeti, che fossino tanto alzati su e giú che 'l spirito gli uscisse del corpo: e la causa di tal sorte di morte fu accioché il sole e l'aria non vedesse sparger il sangue imperiale. Le genti di Naiam che restorno vive vennero a dar obedienza e giurar fedeltà a Cublai, che furono di quattro nobil provincie, cioè Ciorza, Carli, Barscol e Sitingui.
      Naiam, occultamente avendosi fatto battezzar, non volle però mai far l'opera di cristiano, ma in questa battaglia gli parve di voler portar il segno della croce sopra le sue bandiere, e avea nel suo esercito infiniti cristiani, li quali tutti furono morti. E vedendo dopo li giudei e saraceni che le bandiere della croce erano state vinte, si facevano beffe de' cristiani, dicendoli: «Vedete come le vostre bandiere e quelli che le hanno seguite sono stati trattati». E per questa derisione furono astretti i cristiani di farlo intender al gran Cane, qual, chiamati a sé li giudei e li saraceni, gli riprese aspramente dicendoli: «Se la croce di Cristo non ha giovato a Naiam, ragionevolmente e giustamente ha fatto, perché lui era perfido e ribello al suo signore, e la croce non ha voluto aiutar simili uomini tristi e malvagi: e però guardatevi di mai piú aver ardimento di dire che 'l Dio de' cristiani sia ingiusto, perché quello è somma bontà e somma giustizia».


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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