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      Del modo che va il gran Can a veder volare li suoi girifalchi e falconi, e delli falconieri; e della sorte de' padiglioni, che sono fodrati d'armellini e zibellini.
      Cap. 16.
     
      Quando il gran signore è stato tre mesi nella sopradetta città, cioè dicembre, gennaio e febraio, indi partendosi il mese di marzo va verso greco al mare Oceano, il quale da lí è discosto per due giornate; e con lui cavalcano ben diecimila falconieri, i quali portano con loro gran moltitudine di girifalchi, falconi pellegrini e sacri e gran quantità d'astori, per conto d'uccellare per le riviere. Ma non crediate che il gran Can li ritenga seco in un medesimo luogo, anzi si dividono in molte parti, cioè in cento e dugento e piú per parte, i quali vanno uccellando: e la maggior parte della loro cacciagione portano al gran signore, il qual, quando va ad uccellare con li suoi girifalchi e altri uccelli, ha ben seco diecimila persone, che si chiamano toscaol, cioè uomini che stanno alla custodia, perché sono deputati tutti a due a due, qua e là per qualche spazio, una parte discosta dall'altra, talmente che occupano gran parte del paese, e ciascuno ha un richiamo e un cappelletto per chiamare e tenere gli uccelli. E quando il gran signor comanda che si gettino gli uccelli, non accade che quelli che li gettano abbino a seguitarli, perché li sopradetti guardiani cosí bene li custodiscono che non volano in parte alcuna che non siano presi, e se bisogna soccorrerli subito li guardiani gli soccorrono. E tutti gli uccelli del gran Can e degli altri baroni hanno una picciola tavoletta d'argento legata alli piedi, nella quale è scritto il nome di colui di chi è l'uccello e chi l'ha in governo: e per questo modo, subito che l'uccello è preso, si conosce immediate di chi egli è e ritornasegli, e se non si sa, overo perché quello che l'ha preso non lo conosce personalmente, ancor che sappia il nome, allora si porta a un barone nominato bulangazi, che vuol dire custode delle cose delle quali non appare il padrone.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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