Pagina (194/1136)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Item per tutte le terre le quali signoreggia il gran Cane niuno re overo barone o altro uomo ardisce di pigliare lepori, caprioli, daini o cervi e simili bestie e uccelli grossi dal mese di marzo fino al mese d'ottobrio, acciò che creschino e moltiplichino: e chi contrafacesse verrebbe punito. E per questa causa moltiplicano gli animali e uccelli in grandissima quantità. E poi il gran Can se ne ritorna alla città di Cambalú, per quella medesima via che ei fu alla campagna, uccellando e cacciando.
     
      Della moltitudine delle genti che di continuo vanno e vengono alla città di Cambalú,
      e mercanzie di diverse sorti.
      Cap. 17.
     
      Giunto il gran Can nella città, tien la sua corte grande e ricca per tre giorni, e fa festa e grandissima allegrezza con tutta la sua gente ch'è stata seco; e la solennità ch'egli fa in questi tre giorni è cosa mirabile a vedere.
      Ed evvi tanta moltitudine di gente e di case nella città e di fuori (perché vi sono tanti borghi come porte, che sono dodici, molto grandi) che niuno potria comprendere il numero, però che sono piú genti ne' borghi che nella città. E in questi borghi stanno e alloggiano li mercanti, e altri uomini che vanno là per sue faccende, i quali sono molti, per causa della residenzia del signore: e dovunque egli tiene la sua corte, là vengono le genti da ogni banda, per diverse cagioni. E ne' borghi sono belle case e palagi come nella città, eccettuando il palagio del gran Can. E niuno che muore è sepelito nella città, ma s'egli è idolatro è portato al luogo dove si deve abbruciare, il qual è fuor di tutti i borghi; e parimente niun maleficio si fa nella città, ma solamente fuor de' borghi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





Cane Can Cambalú Cambalú Can Can