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      Costui, vedendosi con tanta gente e in cosí ricco e abondante paese, insuperbito, deliberò di ribellarsi al suo signore, e parlato ch'ebbe con li primi della detta città, li persuase ad assentire a questo suo mal volere, e col mezzo di detti fece ribellare tutti i popoli delle città e castella sottoposte a quella provincia. Il gran Can, inteso che ebbe questo tradimento, mandò subito due suoi baroni, de' quali un era chiamato Angul, l'altro Mongatai, con centomila persone. Lucansor, inteso ch'ebbe questo esercito che gli veniva contra, si sforzò di ragunare non minor numero delle genti de' sopradetti, e quanto piú presto fu possibile venne alle mani con loro. E con grande uccisione dell'una parte e l'altra, fu finalmente morto Lucansor, la qual cosa veduta dall'oste suo, si misero a fuggire. E seguitandoli i Tartari, molti ne furono morti e molti presi, quali menati alla presenza del gran Can, tutti i principali fece morire; a li altri perdonò e tolsegli alli servizii suoi, e sempre li furono fedeli.
     
      Della città di Singuimatu.
      Cap. 53.
     
      Da Tudinfu caminando sette giornate verso mezodí, si trovan sempre città e castelli nobili e grandi, di molte mercanzie e arti; sono idolatri e sottoposti al gran Can, e hanno diverse cacciagioni di bestie e uccelli e abondanza di tutte le cose. E in capo di sette giornate si trova la città di Singuimatu, dentro della quale, dalla banda di mezodí, passa un fiume grande e profondo, qual dagli abitanti è stato diviso in due parti, una delle quali, che scorre alla volta di levante, tende verso il Cataio, e l'altra, che va verso ponente, alla provincia di Mangi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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