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      Hanno similmente per usanza che, quando alcun gran maestro ricco muore, tutti i suoi parenti si vestono di canevaccio, cosí uomini come donne, andandolo accompagnare fino al luogo dove lo vogliono abbruciare, e portano seco diverse sorti d'instrumenti, con li qual vanno sonando e cantando in alta voce orazioni agl'idoli; e giunti al detto luogo gettano sopra il fuoco molte carte bombagine, dove hanno dipinti schiavi, schiave, cavalli, camelli, drappi d'oro e di seta e monete d'oro e d'argento, perché dicono che 'l morto possederà nell'altro mondo tutte queste cose vive di carne e d'ossa, e averà denari, drappi d'oro e di seta. E compiuto d'abbruciare suonano ad un tratto con grand'allegrezza tutti li stromenti di continuo cantando, perché dicono che con tal onore li loro idoli ricevono l'anima di quello che s'è abbruciato, e ch'egli, rinasciuto nell'altro mondo, comincia una vita di nuovo.
      In questa città in ciascuna contrata vi sono fabricate torri di pietra, nelle qual, in caso che s'appiccia fuoco in qualche casa (il che spesso suol accadere, per esservene molte di legno), le genti scampano le loro robbe in quelle. E ancor è ordinato per il gran Can che sopra la maggior parte de' ponti vi stiano notte e giorno sott'un coperto dieci guardiani, cioè cinque la notte e cinque il giorno, e in ciascuna guardia v'è un tabernacolo grande di legno con un bacino grande e un oriuolo, con il quale conoscono l'ore della notte e cosí quelle del giorno. E sempre al principio della notte, com'è passata un'ora, un de' detti guardiani percuote una volta nel tabernacolo e nel bacino, e la contrata sente ch'egli è un'ora; alla seconda danno due botte, e il simil fanno in ciascun'ora moltiplicando i colpi, e non dormono mai, ma stanno sempre vigilanti.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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