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      Né pensiate che tutti siano Tartari, ma della provincia del Cataio, perché li Tartari sono uomini a cavallo, e non stanno se non appresso le città che non siano in luoghi umidi, ma nelle situate in luoghi sodi e secchi, dove possino esercitarsi a cavallo. In queste città di luoghi umidi vi manda Cataini e di quelli di Mangi che siano uomini armigeri, perché di tutti li suoi subditi ogn'anno ne fa eleggere quelli che paiono atti alle armi e scriver nel suo esercito, che tutti si chiamano eserciti; e gli uomini che si cavano della provincia di Mangi non si mettono alla custodia delle lor proprie città, ma si mandano ad altre che siano discoste venti giornate di camino, dove dimorano da quattro in cinque anni e poi ritornano a casa, e vi si mandan degli altri in loro luogo. E questo ordine osservano i Cataini e quelli della provincia di Mangi, e la maggior parte dell'entrate delle città che si riscuotono nella camera del gran Can è deputata al mantenere di queste custodie de' soldati. E se avviene che qualche città ribelli (perché spesse fiate gli uomini, soprapresi da qualche furore o ebrietà, ammazzano i suoi rettori), subito come s'intende il caso, le città propinque mandano tanta gente di questi eserciti che distruggono quelle città che hanno commesso l'errore, perché saria cosa longa il voler far venire un esercito d'altra provincia del Cataio, che importaria il tempo di due mesi. E di certo la città di Quinsai ha di continua guardia trentamila soldati, e quella che n'ha meno n'ha mille fra da piedi e da cavallo.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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