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      Il re di Zipangu, intesa la cosa come era passata, fu molto dolente, e subito se ne venne a mettere l'assedio, non vi lasciando entrare né uscire persona alcuna, qual durò per mesi sei; dove, vedendo i Tartari che non potevano aver aiuto alcuno, al fine si resero salve le persone: e questo fu correndo gli anni del Signore 1264.
      Il gran Can dopo alcuni anni, avendo inteso il disordine sopradetto, successo per causa della discordia di due capitani, fece tagliar la testa ad un di loro, l'altro mandò ad un'isola salvatica detta Zorza, dove suol far morire gli uomini che hanno fatto qualche mancamento, in questo modo: gli fa ravolgere tutte due le mani in un cuoio di buffalo allora scorticato e strettamente cucire, qual come si secca si strigne talmente intorno che per niun modo si può muovere, e cosí miseramente finiscono la loro vita, non potendosi aiutare.
     
      Della maniera degl'idoli di Zipangu, e come gli abitanti mangiano carne umana.
      Cap. 3.
     
      In quest'isola di Zipangu e nell'altre vicine tutti i loro idoli sono fatti diversamente, perché alcuni hanno teste di buoi, altri di porci, altri di cani e di becchi e di diverse altre maniere; ve ne sono poi alcuni ch'hanno un capo e due volti, altri tre capi, cioè uno nel luogo debito e gli altri due sopra ciascuna delle spalle, altri ch'hanno quattro mani, alcuni dieci e altri cento, e quelli che n'hanno piú si tiene ch'abbiano piú virtú, e a quelli fanno maggior riverenza. E quando i cristiani li domandano perché fanno li loro idoli cosí diversi, rispondono: «Cosí i nostri padri e predecessori gli hanno lasciati, e parimente cosí noi li lasciamo a' nostri figliuoli e successori». Le operazioni di questi idoli sono di tante diversità, e cosí scelerate e diaboliche, che saria cosa empia e abominabile a raccontarle nel libro nostro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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