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      E crescendo tuttavia i Tartari, di maniera che 'l Sofí vedeva quasi la sua perdita, egli si pose tra i primi, entrando nella battaglia coraggiosamente e dando animo a' suoi soldati, ch'erano smarriti per la rotta del primo squadrone: i quali, vedendo il lor signore combattere, si rimisero e menarono le mani virilissimamente contra li Tartari per quattro ore, e misero in fuga la squadra della quale era capo Usbec, e dopo lui il medesimo fecero gli altri, sí che il Sofí ne riportò l'onore, rimanendo vittorioso contra il nimico tartaro, com'anche nell'altre imprese ha fatto mostrando sempre il suo valore e virtú. Fu pigliato Usbec e Iesilbas co' figliuoli, e furono loro subito tagliate le teste, delle quali Ismael ne mandò una al soldano, l'altra al Turco. In questa giornata fu fatta tanta uccisione d'ambedue le parti, che in alcun tempo mai non è stata fatta in Persia la maggiore. Non fece morire i figliuoli, ma, dandogli in custodia, levò loro tutta la signoria. Venne alla sua ubbidienza Strava, Rassan e Heri, con altri luochi vicini. Quando il Sofí volse levarsi per venir via, fece venir alla presenza sua i figliuoli di Iesilbas, e disse loro: «Voi sete stati figliuoli d'un gran signore, il quale, per aver mancato della sua fede e aver danneggiato i miei regni, gli son venuto contro e hollo vinto e fatto morire; ma a voi dono la vita e lasciovi andare nel paese vostro, con questa condizione, che leviate la beretta rossa, e i vostri confini siano questo fiume». I giovani risposero: «Signor, siamo contenti di far quanto vuol tua signoria, e renderemoti ubbidienza», e cosí furono licenziati e se n'andarono a Sammarcant, e noi tornammo a Cassan, e quivi si stette tutt'il verno del 1510.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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