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      Mustafŕ bassŕ, parendogli che a lui toccasse, con gran gridi e valore cominciň a ferire, e vedendo cosí le genti della Natolia, delle quali egli era capo, talmente s'infuriarono che tagliavano i Circassi sí come si fan le biade, di modo ch'ognuno stupiva. La squadra del signore e della Grecia combattevano anch'esse gagliardamente. Pur nell'ora di compieta, per esser stanco ognuno, si ritirarono, e i Circassi, mostrando di riposarsi, si diedero a fuggire, parte nel Cairo e parte di fuori: i Greci gli seguitorno fino alla notte, pigliandone e ammazzandone assai. Il signore stette quella notte dove fu fatta la giornata, e ordinň che tutti li prigioni fossero morti: e tanto fu fatto. Stettero quivi tre giorni, poi il quarto andorno al fiume Nilo, a un luogo detto Bichieri, e quivi si fermarono due giorni. I Mamalucchi ch'erano avanzati si ragunorno col soldano al numero di novemila per assaltarne la notte, il che essendo fatto sapere al signore, fu ordinato che 'l campo stesse tutta la notte in arme. E li nemici, intendendo questo, mutorno consiglio e deliberorno d'assalirci di giorno, e cosí con grandissime grida n'assalirono. I gianizzari si portorno valentemente; la banda della Grecia si mise a cavallo e combatté: e non potendo per quel giorno vincer li nemici, ambidue gli eserciti si ritirarono.
      La mattina seguente il gran signore si levň al levar del sole, e dopo l'aver ringraziato il Signore Iddio comandň che tutto l'esercito si mettesse in ordinanza, montando tutti a cavallo, e con gran terrore e pompa s'aviassero verso i Circassi, i quali gridando pur come sogliono, per le strade della terra cominciossi la crudel battaglia: e per la polvere uno non si discerneva dall'altro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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