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      Aveano solamente queste due per battere li detti castelli, nelli quali non aveano altra artigliaria se non tre o quattro schioppetti all'usanza azemina, con un picciol mascolo, che con un ingegno s'inchiavava con la tromba, di grandezza d'un buon archibuso, sparando molto lontano. Avevano anche una certa foggia di balestre fatte a modo d'archi d'osso, ma fatte a posta, piú forti di quelli che si tirano con le mani, e hanno il manico con un certo ingegno da scoccare al modo nostro, e sono senza noce, ma in luogo di quella hanno un certo ferro. I loro verettoni sono lunghi come meza una freccia e sottili, e sono impennati di penne e con li ferri secondo che hanno le freccie turchesche, e fanno gran passata. Di queste balestre n'erano anche dentro di un dei detti castelli, e credo fusse nel minore, circa venti.
      In questa città vi è un monte, sopra del quale avevano fatto un riparo di tavole e di legnami, e dietro a esso stavano molti uomini con frombe che tiravano nel castello, com'anche quei del castello tiravano nella città: questo riparo avevano fatto per esser il castello piú alto della città, e da quello mandavano a basso molti sassi. Le due bombarde furono drizzate presso del castello, per levar via alcune difese che facevano gran danno, e già avevan morti molti della città; e fecero un muro per lor riparo con una porta di tavole grosse, che come un ponte si poteva alzare e abbassare: e questo tutto fu ispedito in una notte, e quando volevano sparare una delle dette bombarde alzavano e poi abbassavano la porta.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136