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      Li molti palagi de' re passati si veggono lavorati maravigliosamente, dentro e fuori smaltati d'oro e di diversi colori, e ciascun palagio ha la sua moschea e il suo bagno, che parimenti sono lavorati di smalto diversamente a minuti e gentili fogliami: e ogni cittadino che sia in Tauris ha la sua stanza di dentro tutta lavorata di smalto e d'azzurro oltramarino a minuti fogliami.
      E molte moschee sono cosí degnamente lavorate che muovono a gran maraviglia chi le contempla; tra le quali nel mezo della città ve n'è una tanto ben fabricata che non m'assicuro di saperla ben descrivere: pur non resterò di dirne qualche cosa. Questa moschea si chiama Imareth Alegeat, ed è grandissima, né mai fu copertata nel mezo; dalla parte dove li macomettani salutano v'è un coro, cioè un volto, tant'alto ch'un buon arco non tirarebbe al sommo. E per quel ch'egli dimostra questo luogo non è mai stato finito, e attorno attorno è tutto fatto in volto, con bellissime cube, le quali sono sostentate da colonne di marmo, ch'è di tanta finezza e cosí lucente ch'assomiglia al cristallo fino, e sono tutte d'una medesima longhezza e grossezza, la qual può esser da cinque in sei passa. Questa moschea ha tre porte, delle quali due sole sono adoperate, e sono fatte in volto: di larghezza sono da quattro passa e d'altezza da venti passa; tengono una colonna per ogni parte, fatta non di marmo ma di pietre di diversi colori, e il resto del volto è tutto di fogliami di smalto lavorato. In ciascuna porta v'è un quadro lavorato di marmo tralucente, e di tanta finezza e bellezza che l'uomo potria specchiarvisi dentro.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





Tauris Imareth Alegeat