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      Questo Gulbedin si mise a cavare in questo monticello, facendo alcuni pozzi ora in un luogo e ora in un altro, e cosí perseverò per anni due e poi morí: onde fu concluso che per impotenzia esso non avesse potuto trovar quel tesoro.
      Per la qual cosa del 1437, trovandoci la notte di s. Caterina nella Tana sette di noi mercanti in casa di Bartolomeo Rosso, cittadin di Venezia: cioè Francesco Cornaro (che fu fratello di Iacomo Cornaro dal Banco), Caterin Contarini (il quale dopo usò in Constantinopoli), Giovanni Barbarigo fu d'Andrea di Candia, Giovanni da Valle (il qual morí patron d'una fusta nel lago di Garda, ma prima, insieme con alcuni altri Veneziani, nel 1428 andò in Derbent, città sopra il mar Caspio, e fece una fusta, con consentimento di quel signore, e invitato da lui depredò di quei navilii i quali venivano da Strava, che fu quasi cosa mirabile, la qual lascierò per adesso), Moisè Bon d'Alessandro dalla Giudecca, Bartolomeo Rosso e io, con santa Caterina, la qual metto per l'ottava nelle nostre stipulazioni e patti; trovandoci dico nella Tana noi sette mercanti, in casa di detto Bartolomeo Rosso, nella notte di s. Caterina, tre de' quali erano stati avanti di noi in quelle parti, e ragionando insieme di questo tesoro, finalmente ci accordammo e facemmo una scrittura (la qual fu di mano di Caterin Contarini, la copia della quale per insino al presente ho appresso di me) d'andar a cavare in questo monte. E trovammo 120 uomini da menare con noi a questo esercizio, a ciascuno de' quali davamo tre ducati il mese per il meno.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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