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      Deliberai d'andar con lui, e tolsi due Tartari con me di quelli della terra a piedi, e io montai a cavallo. Uscimmo della terra a tre ore di giorno: egli era imbriaco marcissimo, imperoch'avea bevuto tanto che gettava sangue pel naso, e quando io gli diceva che non bevesse tanto faceva certi gesti da simia, dicendo: «Lasciami bere, dove ne troverò io piú?» Dismontati adunque su nel ghiaccio per passare il fiume Tanais, io mi sforzava d'andar dov'era la neve, ma esso, il qual era vinto dal vino, andando dove il cavallo lo menava capitò in luogo senza neve, dove il cavallo non poteva stare in piedi, imperoché i lor cavalli non hanno ferri, onde cascò; ed esso gli dava con la scoriata (perché non portano sproni), e il cavallo ora levava e ora cascava: e durò questa cosa forse per un terzo d'ora. Finalmente, passato il fiume, andammo all'altro ramo, e passammo ancor quello con gran fatica, per quell'istessa ragione. Ed essendo lui stanco, si pose a certo popolo che già s'era messo ad alloggiare, e lí albergammo per quella notte, forniti d'ogni disagio, come si può pensare.
      La mattina seguente cominciammo a cavalcare, ma non con quella gagliardezza ch'avevamo fatto il giorno avanti. E passato ch'avemmo un altro ramo di questo fiume, camminando sempre alla via ch'andava il popolo, il quale era per tutto come formiche, cavalcato ch'avemmo ancora due giornate, ci approssimassimo al luogo dov'era il signore: e quivi gli fu fatto da ognuno molto onore e datogli di quel che v'era, come carne, paniccio e latte e altre cose simili, in modo che non ci mancava cosa alcuna.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





Tartari Tanais