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      Volse la mala ventura che, un poco avanti che noi giugnessimo lí, il trombetta nostro sonò, per la qual cosa molti ebbero tempo di scampare; nondimeno, fra morti e presi, n'avemmo circa quaranta. Ma il bello fu, al proposito de' matti valenti, che questo Tartaro, il quale voleva che gli andassimo a pigliare, non rimase alla preda, ma solo si mise a correr dietro a quelli che fuggivano. E gridandogli noi: «Ma he, torna, ma he, torna», ritornò circa un'ora dopo; e giunto si lamentava e diceva: «Ohimè, che non n'ho potuto pigliare alcuno», dolendosi molto forte. Considerate che pazzia era quella di costui, che se quattro di loro se gli fussero rivoltati l'averiano sminuzato; e di piú, riprendendolo noi, se ne faceva beffe. Le scolte delle quali ho fatto menzione di sopra, che vennero avanti il campo alla Tana, cosí andavano avanti questo campo in otto parti diverse, per saper quello che da ogni lato gli avesse potuto nuocere, lontan molte giornate, secondo il bisogno del campo.
     
     
      Delle uccellagioni e cacciagioni de' Tartari; della gran moltitudine d'animali ch'appresso di loro si truovano, massime cavalli, buoi, cameli da due gobbe e altri.
      Cap. 7.
     
      Alloggiato ch'è il signore, subito mettono giú li bazzari e lasciano le strade larghe: s'è di verno, tanti sono i piedi degli animali che fanno grandissimo fango; s'egli è di state, fanno grandissima polvere. Fanno di subito (messo ch'hanno giú li bazzari) li lor fornelli, e arrostono e lessano la carne, e fanno i lor sapori di latte, di buttiro e di cacio.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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