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      Entrammo poi in casa e ci mettemmo a sedere, e questo Anzolino, mostrando d'aver pulici nelle mutande, le fece d'atto ch'andasse a cercare: ed ella se ne venne con grande amorevolezza, e cercò intorno intorno con somma fede e castità. In questo mezo venne il marito, e costui cacciò mano alla borsa e disse: «Patroni, tetari sicha?», che vuol dire: «Padrone, hai tu denari?». E, facendo egli atto di non n'aver addosso, gli diede alcuni aspri, de' quali esso dovesse comprare qualche rinfrescamento: e cosí andò. Dopo stati un pezzo, andammo per la terra a solazzo, e questo Genovese faceva in ogni luogo quello che li piaceva, secondo li costumi di quel paese, senza che niuno gli dicesse peggio di suo nome: onde si vede che son ben gente bestiale. Per questa ragione i Genovesi che praticano in quel paese hanno fra loro un costume di dire: «Tu sei mengrello», quando vogliono dire a qualcun: «Tu sei pazzo». Ma poi che io ho detto che tetari significa denari, non voglio lasciar di dire che propriamente tetari vuol dir bianco, e per questo colore intendendo i denari d'argento, i quali sono bianchi. I Greci ancora chiamano aspri, che vuol dir bianco; i Turchi akcia, che vuol dir bianco; Zagatai tengh, che vuol dir bianco. E a Venezia altre volte si facevano, e si fanno ancora al presente, denari che si chiamano bianchi; in Spagna ancora sono monete ch'hanno nome bianche. Sí che noi vedemo che diverse nazioni s'accordano a chiamar una istessa cosa con un nome che ciascuna le pone nel suo proprio linguaggio: nondimeno tutte riguardano la medesima ragione e significato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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