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      Puossi considerare l'affanno che ebbe il capitano e i proveditori e tutti coloro che avevano intelletto, specialmente essendogli stata fatta per lor nome cosí larga promessa.
      Tolto adunque il castello ritornai alla galea, e la sera sul tardi il capitano mandò per me, e con grande amaritudine si condolse del caso intravenuto: e volse che io andassi a trovar nel campo il capitano del Caraman, e in escusazion sua dicessi quello che mi pareva conveniente circa la disubidienzia e furia delli detti galeotti, e di quello che esso aveva in animo di fare in favor di quelli che erano stati rubbati, e contra di quelli che avevano rubbato. Tornato adunque alla marina, ritrovai che l'interprete mio aveva un asino carco di roba, al quale io feci tor le robe incontinente e dar di molte botte. Dapoi me n'andai da Theminga, capitano del Caraman, e iscusato che io ebbi la cosa col modo che mi era stato dato, concludendo gli promessi che 'l dí seguente da mattina al tutto si faria provisione: esso mi accettò con buona cera, dicendo che gli dispiaceva che 'l signor di Sigi insieme con tutti i suoi, i quali erano ribelli del suo signore, non fusse stato morto. Io, veduto che di quello ch'era seguito non si prendeva molta molestia, incominciai ad adattare la cosa, dicendo che quello gli era stato promesso bisognava che fusse atteso, e che quello era seguito era seguito per la furia bestiale dei galeotti, con grandissimo dispiacere del capitano e proveditori e di tutti li sopracomiti. Ritornato che fui al nostro capitano, fu da lui commesso a messer Vettor Soranzo, insieme con alcuni sopracomiti, il cargo della ricuperazione delle persone e delle robbe tolte contra la fede che noi gli avevamo data.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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