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      Non voglio dire altro di questa terra, per essere stata distrutta, e dove eziandio il signore abita con sospetto.
     
     
      Della città Merdin, e mirabil sito e altezza di quella. Le parole che usò un peregrino a messer Iosafa circa il sprezzar del mondo. Della città Asiancheph, e sue altissime abitazioni; di un gran fiume e mirabil ponte che vi è posto sopra.
      Cap. 6.
     
      Giugnemmo poi alla radice d'un monte, il qual è sopra un altro monte, e ha una città chiamata Merdin, alla quale non si può andar se non per una scala fatta a mano, i gradi della quale sono di pietra viva, di passi quattro l'uno con le sue bande, e dura per un miglio; al capo di questa scala è una porta, e poi la strada che va nella terra. Il monte d'ogn'intorno cola acqua dolcissima, e per tutta la terra sono fontane assai. E nella terra è un altro monte, il quale quasi tutto intorno è una rocca alta da passi cinquanta in suso, nell'ascender del quale si trova una scala simile alla sopradetta. Non ha questa terra altre mura che quelle delle case; è lunga un terzo di un miglio; ha da fuochi 300 dentro, e in essi popolo assai. Fa lavori di seta e di gottoni assaissimi, ed è similmente del signore Assambei. Sogliono dire i Turchi e i Mori che tanto è alta che coloro li quali vi abitano non veggono mai volare uccelli sopra di sé. In questo luogo albergai in un ospitale il quale fu fatto per Ziangirbei, fratello del signore Assambei, e dove tutti quelli che vi vanno hanno da mangiare: e se sono persone che paiano da qualche conto, gli vengono messi sotto ai piedi tapeti da piú di ducati cento l'uno.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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