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      La porta della camera era di sandali a tarsia con fili d'oro e radici di perle, per dentro lavorata e intagliata.
      Il signore sedeva insieme con certi suoi principali, e aveva avanti un fazzuolo ingroppato, il quale esso sciolse e ne trasse una filza di 12 balassi simili a olive, netti, di buon colore, di caratti da 50 in 57 l'uno. Dietro a questo tolse un balasso di oncie 2 e meza in tavola, di una bella forma, grosso un dito, non forato, di color perfettissimo, in un canton del quale erano certe letterine moresche. Dimandai che lettere erano quelle, ed esso mi rispose che erano state fatte per un signore, ma dapoi altri signori, ed egli similmente, non ci aveva voluto metter lettere, che in tutto saria stato guasto. Mi domandò poi quello che a mio giudizio poteva valer quel balasso; io lo guardai e sorrisi, ed egli a me: «Di', che te ne pare?» Risposi: «Signore, io non ne vidi mai simile, né credo che se ne trovi alcuno che gli possa stare a parangone; e se io gli dessi preggio e il balasso avesse lingua, mi dimanderia se io ne avessi mai piú veduto simili, e io saria constretto a rispondergli di no. Credo, signore, che non si possa appregiar con oro, ma con qualche città». Guardommi e disse pian: «Cataini Cataini, tre occhi ha il mondo: due ne hanno i Cataini e uno i Franchi». Baldamente disse bene il vero; e voltandosi verso li circonstanti disse: «Ho dimandato a questo ambasciadore quello che può valer questo balasso, e mi ha fatto la sí fatta risposta», replicandoli tutto quello ch'io gli aveva detto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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