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      Non passo piú avanti a questa via, ma, perché l'intesi da molti, dico che questi Cini e Macini sono due provincie grandissime, e sono idolatri. La loro regione è quella dove si fanno i catini e le piadene di porcellana. In questi luoghi sono gran mercanzie, massimamente gioie e lavori di seta e d'altra sorte.
      Di lí si va poi nella provincia del Cataio, della qual dirò quello ch'io so per relazione di uno ambasciador del Tartaro, il quale venne di là ritrovandomi io alla Tana. Essendo un giorno con lui a parlamento di questo Cataio, mi disse che, passando i luoghi prossimamente scritti, entrato che egli fu nel paese del Cataio, sempre gli furon fatte le spese di luogo in luogo, fin che giunse a una terra nominata Cambalú, dove fu ricevuto onorevolmente e datogli stanza: e cosí dice che sono fatte le spese a tutti li mercanti che passano de lí. Poi fu condotto dove era il signore, e gionto alla porta fu fatto inginocchiar di fuora: il luogo era a piè piano, largo e lungo molto, in capo del quale era un pavimento di pietra, e su esso il signore a sedere sopra una sedia, il quale voltava le spalle verso la porta. Dai lati erano quattro a sedere volti verso la porta, e da quella insino dove erano questi quattro, di qua e di là, stavano alcuni mazzieri in piedi con bastoni d'argento, lassando in mezo a modo d'una calle, nella quale per tutto erano alcuni turcimani, sedendo sui calcagni come fanno di qua da noi le femine. Ridotto l'ambasciadore a questa porta, dove ritrovò le cose ordinate nel modo scritto di sopra, gli fu detto che parlasse quel che esso voleva: e cosí fece la sua ambasciata, la quale i turcimani di mano in mano esponevano al signore, overo a quelli quattro che gli sedevano allato.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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