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      E di ritorno, essendo io nella campagna, due mesi dopo ch'io era giunto in Tauris, ritornò con quell'acqua in un fiasco di stagno, e stette con me due giorni; poi se n'andò alla sua via e ritornò in Cipro, nel qual luogo nella ritornata mia trovandomi io, vidi quello istesso fiasco di acqua appiccato su un bastone il quale era porto fuora di certa torre, e intesi dagli uomini del paese che per quell'acqua non avevano piú avute cavallette. Dove eziandio vidi alcuni uccelli rossi e negri, i quali si chiamano uccelli di Macometto, che hanno costume di volare in frotta come li stornelli, i quali, per quello ch'io intesi essendo pure in Cipro alla tornata mia, quando vengono cavallette, che se ne truovano, tutte le amazzano, e in qualunque luogo sentono essere di detta acqua volano verso esso, cosí come affermano tutti li paesani. Questa città Cuerch è picciola ma di passo, imperoché per essa passa chi va al mare, cioè al seno Persico.
     
     
      Delle città di Ormus e Bagdeth. D'una sorte di pomi cotogni e granati differenti da' nostri, e che altri frutti produce detta Bagdeth. Della città di Calicut. D'una terra chiamata Lar e del fiume Bindumir.
      Cap. 20.
     
      In questo mare si ritrova una isola nella quale è una città nominata Ormus, lontana da terra ferma da 18 in 20 miglia: volge la isola circa miglia 60; la terra è grande e ben popolata. Non ha altr'acqua che quella dei pozzi e delle cisterne, e quando gli manca quella sogliono andare a torne in terra ferma, dove eziandio hanno le lor sementi.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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