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      La mattina a bon'ora se ne venne, e con lui due scrivani del re, e dissero che 'l re era cavalcato a Cotachis e aveva mandato loro per intender le robbe che io avea, per farne una lettera, acciò ch'io potessi passar per tutto il suo paese senza pagar cosa alcuna. Volseno vedere il tutto e notare anco li drappi che io aveva indosso, il che mi parve molto strano. Dapoi scritto, mi dissero ch'io montassi a cavallo solo, e volevano ch'io andassi al lor re. E facendo io ogni prova che mi lasciassero, cominciarono ad ingiuriarmi, e con fatica mi lasciarono menare il mio turcimano. Montai a cavallo senza mangiare e bevere, e camminando con loro mi condussero al detto castello di Cotachis, dove era il re, il qual mi fece ridur sotto un arbore, dove stetti tutta la notte; e mandommi un poco di pane e un poco di pesce, non però troppo. La mia famiglia rimase in guardia di alcuni altri, e furono menati ad un casale e messi in casa d'un prete: come dovessero stare gli animi nostri, ciascuno facilmente lo può considerare.
      La mattina il re mi mandò a chiamare: egli era in una sua casa, sedendo in terra con molti de' suoi baroni, ove mi fece di molte domande, e fra l'altre se io sapeva quanti re erano al mondo. Io dissi a ventura: «Credo che siano dodici». Mi rispose: «Tu dici il vero, e io sono uno di quelli; e tu sei venuto nel mio paese senza portarmi lettere del suo signore?» Io gli risposi che la cagione che non gli aveva portato lettere era perché non credeva venire nel suo paese, ma che l'accertavo che 'l mio signore il papa l'apprezzava e mettevalo in conto di tutti gli altri re, e se egli avesse creduto ch'io fussi passato pel suo paese, che gli averia scritto volentieri.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





Cotachis Cotachis