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      Mi disse con turbato volto: «Io voglio, e cosí ti comando, che tu vada, e di questo mio comandamento ne scriverò al tuo signore». Volsi il parer del detto patriarca e del magnifico messer Iosafa, i quali mi dissero che non si poteva far altramente che far il suo comandamento. Vista la volontà del signore e il lor parere, risposi: «Signore, ancor che questa cosa mi sia grave, poi che tua signoria comanda cosí, il tuo comandamento sarà sopra la mia testa e farò quanto mi comandi, e in ogni luogo dove mi troverò dirò la possanza grande e il buon voler di tua signoria, confortando tutti li signori cristiani che voglino far il simile dal canto loro». Mostrò che la mia risposta gli fusse grata, e usommi qualche buona parola secondo il lor costume. Usciti fuori, fossimo fatti ridurre in un altro luogo, dove mandò a vestire il detto patriarca e me di due robe a lor modo assai leggieri, per esser cosí il lor costume. Di nuovo tornammo a sua signoria e, fattale riverenza, venimmo alla nostra stanza, dove ci mandò a presentare alcuni pochi denari e un cavallo per uno, cioè al patriarca e a me, con alcune frascherie di poco momento. In quel giorno egli uscitte di Tauris, e noi rimanemmo fin adí 10 del detto, nel qual giorno noi ci partimmo e insieme andammo a trovar sua signoria, il qual poteva esser circa 25 miglia nostre lontano da Tauris con li suoi padiglioni, in un luogo d'acque e di erba assai bello.
      Adí 10, come s'è detto, partimmo da Tauris e andammo a trovar sua signoria, e messi li nostri padiglioni al luogo usato, stemmo molti giorni, fin che l'erbe furono consumate.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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