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      Ma sentivo pur qualcuno che diceva: «Costui non par uomo da portar carne», e il detto Marco me lo diceva e riprendevami, dicendo che io andavo con una presenzia che pareva ch'io fussi in franchisa; ma io dicevo non poter far altro, maravigliandomi ch'essendo cosí straccioso, facessino tal giudicio di me.
      Ma, com'č detto, avemmo buona compagnia.
      Stando nel detto luogo, per esser desideroso d'intender qualche nuova delle cose del signor Ussuncassan e del magnifico messer Iosafa Barbaro, deliberai mandar Dimitri mio turcimano fino in Tauris, che č cammino di venti giornate: e cosí andň e ritornň in giorni cinquanta, e portommi lettere d'esso Iosafa, il quale mi scrisse che 'l signor era lí, ma che non si poteva saper cosa alcuna di lui. E per lo detto Marco fu fatto accordo con un patrone delle lor barche per condurci in Citracan; le quali lor barche stanno tutto 'l verno in terra, per non poter navigare, e sono fatte a modo di pesci (che cosí le chiamano), strette da poppa e da proda, con pancia in mezo, fitte con pironi di legno e calcate di pezze. Vanno alla quara, e hanno due zanche con uno spaolo lungo, che con bonaccia governa, e quando č qualche mal tempo con le zanche. Non hanno bussoli, ma navigano con la stella sempre per la vista di terra, e sono navili molto pericolosi. Vogano qualche remo e governansi tutto alla bestiale, e dicono non esser altri marinari ch'essi. E, per dire il tutto, queste genti sono tutte macomettane.
      Adí VI aprile 1476 l'esserne bisognato star circa otto giorni a marina in barca con le nostre robe per aspettar tempo fe' che 'l detto Marco di continovo stette nella terra, e noi, per esser soli, non eravamo senza qualche paura.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





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