Pagina (869/1136)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Li quali ambasciatori ritornando con esso noi nella Moscovia, subito che furono gionti il principe gli tolse le catene d'oro, le tazze e la maggior parte di quei doni. Delle quali cose ricercando io la cagione, uno, temendo il principe, lo denegava, e l'altro diceva che 'l re avea commandato che tali doni fossero portati innanti di sé per vedergli. E seguendo io nel domandare, uno d'essi, per fuggire l'occasione di dir menzogna, se negava, o vero per fuggire il pericolo, se diceva il vero, cessò di venir a me. Li suoi cortegiani ciò non negavano, ma dicevano: «Questo poco importa, percioché il principe remunera quelli con altra grazia e favore, e usa la sua auttorità tanto nelle cose spirituali come temporali, e liberamente e secondo la sua volontà può deliberare della vita e delli beni di ciascuno di tutti li suoi consiglieri».
      Niuno si truova di tanta auttorità al quale basti l'animo di contradire in cosa alcuna al principe: publicamente confessano la volontà del principe essere la volontà d'Iddio, e che tutto ciò che fa il principe, fa per volontà d'Iddio; e per questa cagione lo chiamano il portinaro e il cameriero d'Iddio, e finalmente credono quello essere esecutore della volontà divina. Onde se esso principe, pregato di liberar alcun prigioniero, usa di rispondere: «Quando Iddio il comanderà, sarà liberato», similmente, s'alcuno di qualche cosa dubbiosa e incerta fa richiesta, comunemente sogliono rispondere: «Dio lo sa, e il gran principe»; e però di qui è fatto che è cosa dubiosa se la ferità di tal gente richiede il principe tiranno, o pure se essa gente tanto inumana, dura e crudele sia renduta per la tirannide del principe loro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Navigazioni e Viaggi
Volume Terzo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1136

   





Moscovia Iddio Iddio Iddio Iddio