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      Piacque alla misericordia sua in tal e tanto pericolo d'aiutarci, in modo che, avendo la barca nostra tocco in una di quelle secche, un colpo di mare, stendendosi per sotto il fondo, la sollevò e messela fuori di quella, onde ci vedemmo franchi da tal pericolo. E tuttavia appressandoci al salutifero scoglio, avenne per miracolo grande che, non trovandosi in alcuna sua banda spiaggia né luogo da poter ben capitare, perché in tutto il suo circuito era spredo grebanoso, in quella sola spiaggetta il Guida e Salvator nostro ne condusse, stanchi e lassi come deboli uccelletti dapoi che fatto il passaggio giungono a terra. In questo luoco ferimmo con la prova della barca, e quelli che si ritrovavano in quella parte saltorono immediate in terra, qual trovorono tutta coperta di neve, della qual ne presero senza misura per raffreddar le viscere loro arse e asciutte: il che fatto, a noi ch'eravamo rimasti per debolezza in barca, e per difenderla dal rompersi, ne porsero in una secchia e caldiera. Io con verità vi dico che tanta ne presi ch'io non l'arei potuta portar sopra le spalle, e mi pareva che nel prender di quella consistesse ogni mia salute e felicità: ma il contrario avenne a cinque della misera compagnia, peroché quella notte, avendo ancor loro mangiatone, spirorono di questa vita. Noi stimammo che l'acqua salmastra che per avanti beverono gli desse la caparra della lor morte.
      Quivi dimorammo la lunghissima notte per salvar la fusta dal romper, non avendo corde né altro modo di ligarla, e aspettammo il breve giorno; il qual fattosi discendemmo, sedici rimasi di quarantasette, non trovando altro che neve, nella qual si mettemmo a riposare, ringraziando il Signor Dio ch'al natural sito nostro n'avea condotti, e campati dal soffocarsi nel mare.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837

   





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