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      Carissimi fratelli e uniti compagni in cosí estremo e orribil caso, poi che per li nostri peccati è parso a colui che solo può l'anime nostre salvare e per questa via purgarle di condurne a questo miserabil passo, vi prego che con tutto il cuore debbiate levar la mente vostra verso nostro Signore, qual per amor nostro venne in questo mondo a patir la morte con tanta e sí crudel passione, pentendovi di tutt'i vostri peccati e raccomandandovi alla misericordia sua, acciò che, come l'ora venghi dell'uscir di questa nostra misera e afflitta vita, la qual vedo approssimarsi, la maestà sua in questo nostro transito ne riceva nelle benigne e piatose sue braccia
      . E quivi, mancandoli la voce, s'ingroppò d'una estrema tenerezza di cuore e stette un gran pezzo che non poté parlare, non mostrando però segno alcun di dolore: solum se gli vedeva correr le lagrime dagli occhi.
      Alla fine, riavutosi, con la medema costante voce andò drieto continuando: "Considerato adunque i nostri spaventevoli termini nelli quali ci troviamo, io comprendo chiaramente che stando in nave è star in man d'una morte certa, e noi di noi medemi saremo omicidi, perché, ancor che restassino i venti e il mar si abbonacciasse, non abbiam però da vivere per piú di 40 giorni, rispiarmando e allungando quanto sia possibile la mesa che ci troviamo; la qual finita, ci vederemo subito morire tutti ad un tratto, essendo privi d'ogni soccorso e aiuto di poter navicar con questo corpo di nave, che senza arbori, vela e timon si può chiamar morto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quarto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 837